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mercoledì 16 settembre 2009

Austria, l'amaro bilancio degli anni di Haider

Wirepullers: la storia ci racconta che l'Austria fu la prima vittima del nazismo. L'Anschluss del 1938, con il quale il Terzo Reich annetteva il piccolo paese alpino, rappresentò uno dei passaggi cruciali che portarono allo scoppio della seconda guerra mondiale e furono proprio gli austriaci a subire per primi le conseguenze dell'espansionismo nazista. Ma dalla capitale austriaca arriva l'idea che l'Austria forse non vada considerata come una "vittima", se è vero che ancora oggi Vienna non ha ancora chiuso del tutto i conti col passato nazista (un po' come l'Italia col fascismo). E se il successo di una figura come quella di Jorg Haider testimoniasse che i gerarchi nazisti in Austria un po' di terreno fertile l'abbiano trovato? L'analisi di Le Monde Diplomatique. (2)

Il 9 maggio 2009, alcuni neonazisti austriaci hanno aggredito dei sopravissuti di Mauthausen durante la giornata di commemorazione per l'anniversario della liberazione di questo campo, il più importante d'Austria. Com'è stato possibile arrivare a tanto? Evidentemente questa risorgenza si spiega con l'insufficiente riflessione collettiva sulla storia del nazismo, e con l'arrivo al governo del partito di Jörg Haider nel febbraio 2000, che ha dotato di rispettabilità le posizioni di estrema destra.

Klagenfurt, sabato 18 ottobre 2008. Sulla piazza centrale della capitale della Carinzia, venticinquemila persone giunte da tutto il paese aspettano in silenzio il trasferimento delle spoglie mortali del capo dell'estrema destra austriaca e governatore della regione, Jörge Haider, morto alcuni giorni prima in un incidente automobilistico (1). Una pietà sorprendente coinvolge la folla. Treni supplementari sono stati predisposti il giorno precedente. In mattinata, dalle 11.30 alle 13, la televisione pubblica ritrasmette in diretta l'intera cerimonia. L'esercito rende gli onori, l'arcivescovo pronuncia una omelia. In prima fila non manca nessuno tra gli uomini politici austriaci: Heinz Fischer, presidente della Repubblica e membro del Partito social-democratico austriaco (Spö), il cancelliere Alfred Gusenbauer (Spö), tutti i ministri del governo nonché i dirigenti di tutti i partiti. «Veri funerali nazionali», ammise Gusenbauer, che chiese addirittura di prendere la parola, sebbene non fosse tenuto a farlo (2).

E tutto ciò per un uomo il quale, durante un dibattito al Parlamento della Carinzia, vantò la «politica del lavoro ben condotta» del III Reich. E che, in occasione di un raduno, a Krumpendorf, il 30 settembre 1995, espresse la propria ammirazione per i veterani dei Waffen-SS, «questi uomini integri, rimasti fedeli fino a oggi alle proprie convinzioni, nonostante i venti contrari»; che introdusse la xenofobia nelle campagne politiche, con slogan come Stop der Überfrendung! - Stop all'ondata di stranieri! - con un riferimento diretto della parola Überfrendung al vocabolario nazista. Pochi giorni prima di morire, aveva fatto rinchiudere alcuni richiedenti di asilo in un centro sperduto negli alpeggi, sorvegliati da milizie private, con il pretesto che alcuni di essi erano sospettati di reati minori. «È per un uomo come questo che l'Austria tutta intera si mise a piangere - conferma il politologo Jean-Yves Camus, specialista delle estreme destre europee. Ma, anche se ciò può sembrarci strabiliante, non lo è affatto per gli austriaci.

Quel giorno, la classe politica del paese ha reso omaggio a uno dei suoi.» Sanzioni europee più simboliche che reali Avevamo quasi dimenticato questa piccola enclave alpina di solo otto milioni di abitanti dopo l'uragano mediatico scatenato nel febbraio 2000 per l'arrivo di un partito di estrema destra in un governo dell'Unione europea. Una novità, si era detto all'epoca - cosa errata, peraltro, visto che la Lega Nord e il movimento sociale italiano (Msi) che non aveva ancora abiurato il fascismo, avevano partecipato, dal maggio al dicembre 1994, al primo governo Berlusconi. Dopodiché, soltanto storie di ragazze imprigionate per anni nelle cantine di anonime casette (3) o i primati sportivi dello sciatore Hermann Maier richiamavano di tanto in tanto il paese sulla prima pagina dell'attualità internazionale.

Alle elezioni legislative dell'ottobre 1999, il Partito austriaco della libertà (Fpö) di Haider ottenne inaspettatamente un risultato del 26,9%, superando per pochi voti i cristiani conservatori del Partito popolare austriaco (àvp): Grande perdente, il capo dell' àvp, Wolfgang Schüssel firma un patto con l'Fpö, e forma un governo che scatena le preoccupazioni degli altri quattordici membri dell'Unione, essi stessi alle prese, all'epoca, con delle estreme destre sempre più popolari. Guidati da Jacques Chirac, si pronunciano in favore di sanzioni simboliche più che reali: gelo delle relazioni bilaterali e rifiuto di nominare personalità austriache a posti di responsabilità nelle istituzioni internazionali. All'epoca, il resto d'Europa non avverte bene quanto l'Fpö partecipi già da tempo alla vita politica del paese. In realtà, il socialdemocratico Fred Sinowatz ha formato un governo dal 1983 al 1986 proprio con la formazione specializzata nel riciclaggio politico di ex-nazisti.

A livello dei Länder (regioni) e dei comuni, tutti gli eletti si conoscono, si apprezzano e non vedono niente di scandaloso nelle alleanze con questi o quelli, a seconda degli esiti elettorali. «L'accettabilità sociale e morale dell'Fpö non è paragonabile con la sorte riservata alle altre formazioni di estrema destra in Europa», ricorda Camus.Tanto più che in Austria, contrariamente a quanto succede in Germania, l'indulgenza dell'Fpö nei confronti del nazismo non è mai stata un ostacolo (si legga l'articolo nella pagina a fianco).Di fronte a una situazione totalmente nuova, i Quattordici si ritrovano presto molto imbarazzati. Schüssel non solo riesce a suscitare un vero movimento di unione nazionale intorno alla sua persona, ma minaccia di bloccare il funzionamento dell'apparato comunitario. In una messa in scena accurata, il Parlamento europeo manda tre «saggi» in Austria.

Il rapporto, consegnato l'8 settembre 2000, riconosce che l'Fpö, «partito populista di destra con caratteristiche estremiste (...) ha utilizzato e incoraggiato sentimenti di xenofobia durante varie campagne, [suscitando] un clima nel quale le battute pubbliche ostili agli stranieri sono diventate ammissibili, generando sentimenti di paura», ma raccomanda ai Quattordici di rimuovere le sanzioni. Ciò che viene fatto immediatamente.E dopo? Nulla. Tutti gli sguardi si sono allontanati dall'Austria e, poco a poco i fautori di questo «patto della vergogna» sono stati reintegrati nei migliori ambienti. Benita Ferrero Waldner, ministro àvp degli affari esteri del governo Schüssel, che dichiarava a Libération il 12 febbraio 2000, che aveva «altro da fare che indugiare» sull'appoggio ostentato del Fpö ai nostalgici del III Reich, ha ottenuto il posto prestigioso di commissario alle relazioni esterne dell'Unione. Quanto a Schüssel, molto elogiato da Angela Merkel (4), potrebbe anch'egli vedersi affidare una confortevole funzione a Bruxelles. Ancora peggio, dopo che le sanzioni si sono tramutate in farsa, diventano possibili praticamente tutte le compromissioni con l'estrema destra.

Quando, nel giugno 2001, tre ministri della Lega Nord entrano nel secondo governo Berlusconi, nessuno, o quasi, alza la voce (5). Stesso silenzio nel maggio 2006, al momento dell'alleanza tra il partito conservatore polacco e due formazioni xenofobe: il partito Autodifesa di Andrzej Lepper e la Lega delle famiglie polacche di Roman Giertych.

Un mese dopo, il leader della sinistra slovacca Robert Fico forma un governo con il Partito nazionale slovacco dell'estremista Jan Slota. Quali sono state le conseguenze di questa partecipazione di ministri d'estrema destra al governo austriaco? Schüssel riuscì forse a demistificare l'Fpö facendogli subire la prova del potere - come prometteva, per giustificarsi, ai suoi colleghi europei? Inizialmente, parve che ci fosse riuscito. I sei ministri forniti da Haider (che non ha mai partecipato personalmente al governo) mostrarono a più riprese la propria incompetenza e, poiché non avevano avuto il ministero dell'interno, non riuscirono ad attuare il «blocco immediato dell'immigrazione» promesso ai loro elettori.

Quanto al ministro dell'economia, Karl Heinz Grasser, egli applicò la politica più liberale nella storia del paese: accelerazione delle privatizzazioni, riduzione dei contributi padronali e della fiscalità delle imprese, vantaggi fiscali a favore delle grosse fortune, attacchi alle pensioni...Risultato: alle elezioni del 2002, gli operai e i piccoli impiegati che, tre anni prima, avevano costituito la roccaforte degli elettori dell'Fpö, manifestarono la loro delusione. L'Fpö precipitò al 10% e l'àvp saltò al 42%. Schüssel esultò. Tre mesi dopo, avrebbe formato di nuovo una coalizione con l'Fpö, poi con l'Alleanza per il futuro dell'Austria (Bzö) (6), il nuovo partito di Haider, consentendo all'estrema destra di governare, complessivamente, per sette anni.Il pareggio mancato del governo Schüssel Alle elezioni dell'ottobre 2006, l'estrema destra ritrovò qualche vigore (con l'11% per l'Fpö e il 4% per il Bzö, ossia il 15%). Il suo rientro nei banchi dell'opposizione, nel gennaio 2007, con il governo di coalizione rosso-nero (7) condotto da Gusenbauer, gli consentì di ricostituire tutte le sue forze.

E persino di trovarne di nuove: alle elezioni del settembre 2008, l'estrema destra (Fpö + Bzö) ottenne il 28,2% dei voti, superando lo score storico del 1999! La «strategia» di Schüssel appare totalmente fallita. Durante tutti questi anni, non solo l'estrema destra non ha moderato il suo discorso razzista, ma gli altri partiti si sono poco a poco lasciati trascinare sulla stessa via. Tra i social-democratici, che nel febbraio 2000 avevano denunciato con tanta forza il «patto della vergogna» di Schüssel con l'Fpö, tutti, o quasi, pensano senza turbamenti a una eventuale alleanza rossa (Spö) - azzurra (Fpö) alle prossime elezioni regionali. «Persino i Verdi, finora risparmiati, danno segnali di tentennamenti», sostiene il filosofo viennese Oliver Marchart, per il quale «una delle conseguenze più avvertibili del febbraio 2000 è l'infiltrazione lenta ma inesorabile del razzismo nel discorso pubblico».

Recentemente, a Linz, un membro eletto dei Verdi ha adottato l'esigenza dell'estrema destra di «espellere immediatamente e senza eccezione tutti i richiedenti di asilo respinti (8)». Al termine di un dibattito, la direzione del partito ha deciso di sostenere questo membro eletto - e la sua rivendicazione. «Per quanto riguarda gli stranieri, l'Fpö non ha bisogno di essere al potere - rileva George Haffmann Ostenhofm editorialista del periodico Profil. Le sue idee vengono applicate, sia dall'àvp sia dall'Sfö.» In fatti, anche se una tendenza era già avvertibile prima dell'arrivo dell'estrema destra al governo, gli ultimi nove anni hanno segnato un fortissimo irrigidimento della legislazione.

A piccoli passi, la situazione dei migranti è sempre più difficile: instaurazione della duplice pena; drastico abbassamento delle quote di immigrazione; condizioni più restrittive per il ricongiungimento familiare (richiesti un reddito mensile di 1.500 euro minimo e un certo livello linguistico); obbligo di seguire corsi di tedesco con test finale per gli aspiranti a permessi di soggiorno di lunga durata; ostacoli supplementari alle naturalizzazioni (allungamento della durata di presenza in Austria o degli anni di matrimonio, livello linguistico, conoscenza dei «valori di base di uno stato democratico», senza precisazione circa i valori in questione); poteri straordinari lasciati alla polizia, che può trattenere in un centro di ritenzione un richiedente asilo senza consultazione di un giudice, per una durata che può andare fino a dieci mesi; restrizione delle possibilità di appello per un richiedente di asilo respinto in prima istanza, ecc.

Le diverse situazioni degli stranieri da un paese all'altro sono difficilmente paragonabili, a causa dei numerosi fattori da prendere in considerazione. È questo l'obiettivo di Migrant Integration Policy Index (Mipex), elaborato nel 2007, che adotta sei criteri: le possibilità di accesso al mercato del lavoro degli immigrati, la loro partecipazione alla vita politica (9), gli ostacoli al ricongiungimento familiare, le condizioni di accesso alla residenza di lunga durata, le regole di naturalizzazione e la discriminazione.
In una tabella comparativa di venticinque membri dell'Unione (e di tre non membri: Canada, Norvegia e Svizzera), l'Austria ottiene... il 26° posto, giusto prima di Cipro e della Lettonia (10). L'assenza di una sinistra combattiva favorisce la xenofobia In Austria, il razzismo si esprime mediante discorsi e leggi più che attraverso la violenza fisica. Ma questo non lo rende meno increscioso: gli insulti, i rifiuti di servire nei bar, le scritte sui muri sono abbondanti e colpiscono in particolare la comunità nera: «Non potete immaginare cosa significa essere Nero in Austria! - lamenta il giornalista Simon Inou, direttore del giornale in rete Afrikanet.info. Quando sono nel metrò, so che i tre posti intorno a me resteranno vuoti.

In strada, lo sguardo della gente è sempre negativo, preoccupato oppure addirittura ostile». Adèle, una insegnante di francese nata nel Gabon, è vissuta a lungo in Francia prima di abitare a Vienna: «Il razzismo esiste ovunque, certo. Ma, in Francia, ci sono persone profondamente antirazziste. Mentre qui io non posso nemmeno farmi una piccola cerchia di amici con i quali sentirmi pienamente libera circa questo problema».In seguito a una intensa campagna condotta da dieci anni dal quotidiano Kronen Zeitung (11), assieme a Haider, nell'immaginario collettivo i Neri sono diventati sinonimi di trafficanti di droga e di pedofili.

Più recentemente, sono sorte altre due categorie sulle quali orientare i fantasmi: i richiedenti di asilo e i mussulmani. Due tra i principali slogan elettorali della stella nascente dell'estrema destra, Heinz-Christian Strache, 39 anni, il nuovo leader dell'Fpö, sono stati: Azylbetrug heisst Heimatflug («Frode al diritto d'asilo significa rientro nel paese d'origine») e Daham statt Islam («Meglio da noi che in terra d'islam»). Stereotipi razzisti su questi due gruppi appaiono inoltre tutti i giorni sulle pagine del Kronen Zeitung, nei servizi o nell'abbondante posta dei lettori. Il politologo Patrick Moreau (12), del Cnrs, tenta di spiegare questo persistente successo dell'estrema destra: «Gli austriaci sono sempre vissuti in un mondo ristretto, chiuso su di sé, con un vero benessere, poca disoccupazione, un alto livello di vita e scarso inquinamento...

E, in fondo, con la paura viscerale di perdere questo paradiso. Ma poiché l'Austria non ha mai avuto colonie, i primi immigrati sono arrivati solo di recente. E gli austriaci hanno subito focalizzato su di loro questa paura, diventata oggi un dato costitutivo della cultura austriaca, e sulla quale Jörg Haider ha costruito il suo successo.» A ciò conviene aggiungere che gli austriaci non hanno tratto la lezione dall'episodio nazista, sicché, ai loro occhi, questa ideologia non risulta particolarmente rivoltante; e l'assenza totale di partiti politici che si richiamino alla sinistra radicale, portatori di discorsi veramente antirazzisti, ai quali potrebbe andare parte dei voti di protesta (13).

In queste condizioni, «un avvenire radioso si offre all'estrema destra - avverte Moreau. Il Bzö funzionava come una organizzazione di groupies, totalmente sostenuta da Jörg Haider. Dopo la sua morte, il Bzö può ancora contare su alcuni buoni risultati in Carinzia, prima di sparire definitivamente. L'Fpö, condotto dal talentuoso Heinz-Christian Strache, sarà di nuovo in grado di riunire tutti i perdenti della globalizzazione, e tutti coloro i quali, sulla questione del rifiuto degli immigrati, preferiscono l'originale alle copie offerte dagli altri partiti».

Note:

(1) Haider si è ucciso l'11 ottobre all'1,30 del mattino. Viaggiava a più di 140 km/h, lungo una strada con velocità limitata a 70 km/h, con 1,8 grammi di alcol nel sangue. Malgrado la certezza dei fatti, moltissimi austriaci rimangono convinti che sia stato vittima di un complotto (perpetrato dal Mossad, la Cia, gli islamisti, la maÞa cecena...).

(2) Interrogato sul suo atteggiamento, il dirigente socialdemocratico abbassa gli occhi prima di rispondere: «lei capisce, siamo tutti molto cattolici. Per noi la morte cancella tutti i peccati».

(3) Il 23 agosto 2006, Natascha Kampusch,18 anni, riesce a fuggire dalla cantina di una casa alla periferia di Vienna nella quale è sequestrata da otto anni. Il 28 aprile 2008, Josef Fritzl, pensionato di 73 anni, riconosce di avere sequestrato e violentato sua Þglia Elisabeth per circa ventiquattro anni nella cantina attrezzata della sua casa di Amstetten; molti figli sono nati da tale unione forzata.

(4) «La signora Merkel elogia l'austriaco Schüssel, ex-alleato dei popolari», Le Monde, 14 giugno 2008.

(5) Tra le quali quella del dirigente della Lega, Umberto Bossi, che dichiarava nel giugno 2003 al Corriere della Sera: «I clandestini devono essere cacciati con le buone o le cattive. Arriva il momento in cui si deve usare la forza. La marina e la guardia di Þnanza devono unirsi nella difesa delle nostre coste e utilizzare il cannone».

(6) Nell'aprile 2005, scoppiò un conßitto in seno al Fpö, forzando Haider a uscirne per costituire il Bzö.

(7) Una lunga tradizione austriaca attribuisce un colore a ogni partito: rosso per lo Spö, nero per l'àvp, blu per l'Fpö, arancione per il Bzö e verde per i Verdi.

(8) Intervista di Efgani Dönmez dal titolo «Gli strappi alla legge devono avere conseguenze!», apparsa sul Der Standard, Vienna, 14 dicembre 2008.

(9) Alle ultime elezioni legislative, la signora Alev Korun, militante dei Verdi, nata in Turchia, diviene la prima persona immigrata e di origine extraeuropea a essere eletta al parlamento nazionale austriaco.

(10) L'intero Mipex è scaricabile da www.integrationindex.eu.

(11) Questo giornale è letto dal 40% degli austriaci di oltre 15 anni, ciò che costituisce un record mondiale per un quotidiano d'informazione.

(12) Autore di Haider, le Fpö et l'Autriche, che sarà pubblicato dalle Editions du Rocher.

(13) Il partito comunista (Kpö) non supera da decenni lo sbarramento dell'1%. Esistono tre organizzazioni trotzkiste, ciascuna forte soltanto di qualche decina di militanti e completamente assenti dal panorama politico. La critica più radicale dell'estrema destra, quella all'origine delle manifestazioni di piazza dell'anno 2000, va ricercata in certi ambienti culturali e in iniziative individuali, per esempio, intorno alla rivista Malmoe (www.malmoe.org) o del sito http://www.racism.net/

Autore: Pierre Daum

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