
Wirepullers: curiosa amicizia quella tra il premier Berlusconi e il leader libico Gheddafi. Petrolio, immigrazione clandestina, banche....vediamo i retroscena di una visita che ha avuto un forte riscontro mediatico in Italia, provando a immaginare cosa potrebbe pensarne Enrico Mattei. (2)
La Libia è sempre più importante per l'Italia per gli investimenti economici di quel paese, per il petrolio e il gas e per i flussi migratori dall'Africa. Il trattato di amicizia e cooperazione e le ferite del periodo coloniale.
La storica visita di Gheddafi in Italia (vedi Repubblica.it per la cronaca degli avvenimenti) apre una nuova fase nei rapporti tra i due paesi dopo il grande gesto dell'agosto 2008 con le scuse del presidente del Consiglio a nome dell'Italia per le ferite del periodo coloniale - un evento senza precedenti per una ex potenza coloniale - e il trattato di amicizia e cooperazione.
In base a questo trattato l'Italia si impegna a pagare 5 miliardi di dollari in 20 anni attraverso investimenti e progetti di cooperazione nell'ex colonia italiana. Questa cifra arriverà, secondo i progetti, da una tassazione aggiuntiva sulle aziende petrolifere italiane che operano in Libia, e in particolare sull'Eni.
Inoltre diversi soggetti libici hanno fatto investimenti importanti sul mercato italiano - come è avvenuto anche in passato come nel caso della Fiat - diventando oggi azionisti tra l'altro della stessa Eni (oltre che ad esempio di Unicredit).
La Libia rappresenta per l'Italia un importante esportatore di petrolio e in chiave futura anche di gas. L'Eni è il principale operatore petrolifero in Libia, con una media di 550mila barili al giorno e

ha siglato nuovi accordi su gas e petrolio con Tripoli, che proteggerà la posizione privilegiata dell'azienda italiana almeno fino al 2047.
Il trattato di amicizia e cooperazione ha chiuso anni di diatribe storiche e politiche e denunce tra i due paesi, anche se l'aver indossato provocatoriamente durante la visita una foto dell'eroe della resistenza libica trucidato dagli italiani lascia presagire che il leader libico continuerà ad usare l'argomento anticoloniale anche in futuro. Non deve sorprendere, il dittatore Gheddafi - ancora saldamente al potere in Libia dopo 40 anni - è stato e rimane un leader rivoluzionario (vedi "Il segreto di Gheddafi" di Kariim Mezran sul quaderno speciale di Limes "Il mare nostro è degli altri") legato al suo famoso libro verde. Non può fare a meno della retorica anticoloniale anche se ciò non ha impedito di tessere importanti relazioni economiche e politiche anche nei momenti più bui dei rapporti tra i due paesi.
La Libia è poi importante perché è diventato il principale paese di passaggio per il flusso di immigrati che dall'Africa e dall'Oriente vogliono arrivare in Italia e in Europa. I migranti che arrivano in Italia attraverso gli sbarchi a Lampedusa o gli altri approdi dello Stivale sono solo una minoranza del flusso migratorio principale che arriva dall'Est europeo con altri mezzi, ma questo flusso secondario è ad alto impatto mediatico e soprattutto provoca numerosi morti lungo il percorso che attraversa il deserto del Sahara e poi il mare con barche precarie.
Infine dopo la fine delle sanzioni americane e la riabilitazione internazionale della Libia, la conseguente apertura di Tripoli al mondo esterno e il ruolo di primo piano che Gheddafi vuole ricoprire non tanto più solo nel mondo arabo ma anche nel contesto africano, aprono nuove prospettive di sviluppo per la Libia e indirettamente per l'Italia.
Autore: Alfonso desiderio
Fonte: www.limesonline.it
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