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domenica 30 novembre 2008

L'industria di bandiera

Salvare le aziende di bandiera è giusto, ma se non hanno un futuro si finisce per sprecare i soldi dei contribuenti

Internazionale 771, 20 novembre 2008

A Washington gira voce che Bush e Obama si siano scontrati sugli aiuti all'industria automobilistica. Due visioni del ruolo dello stato nei momenti di crisi, quella liberista di Bush e quella più interventista di Obama, sono a confronto su un terreno scivoloso: l'industria di bandiera.

Forse nessuna delle due potrà salvare le aziende. Ne sanno qualcosa gli inglesi. Tra la fine degli anni settanta e l'inizio degli anni ottanta, il governo di Margaret Thatcher pompò 16 miliardi di dollari nei bilanci dell'agonizzante British Leyland, denaro che non servì a evitarne la chiusura. Il problema non era congiunturale ma strutturale: la casa automobilistica non era competitiva perché era ancorata a un mercato che non esisteva più.

La General Motors (Gm) si trova in una situazione analoga: produce macchine con un alto costo di carburante in un momento in cui i consumatori hanno pochi soldi da spendere. Per anni la Gm ha evitato di finanziare una riconversione industriale che abbattesse i consumi dei veicoli e ha spostato parte della produzione all'estero, mentre i concorrenti giapponesi aprivano le loro fabbriche negli stati del sud.

Salvare le aziende di bandiera è giusto, ma se non hanno un futuro si finisce per sprecare i soldi dei contribuenti. Anche la nostra classe politica dovrebbe ricordarsi del fiasco della British Leyland.


Autrice: Loretta Napoleoni
Fonte: www.internazionale.it

lunedì 3 novembre 2008

Contanti pericolosi

Circa l'80 per cento del lavaggio del denaro sporco avviene in contanti

Internazionale 767, 23 ottobre 2008

Nei momenti di grande crisi, il contante diventa un bene rifugio. I dati della Banca centrale europea (Bce) mostrano che nelle prime due settimane di ottobre la domanda di euro in Europa è salita da 19 a 712 miliardi. Il motivo? Temendo il fallimento delle banche, la gente svuota i conti correnti.

Chi potrebbe pensare che così facendo si rischia di stimolare l'industria del riciclaggio? È un settore in netta crescita nel vecchio continente dopo l'introduzione dell'euro, che ha abbattuto le barriere dei tassi di cambio. Secondo l'Europol, negli ultimi sette anni la quantità di denaro riciclato è cresciuta del 70 per cento.

Circa l'80 per cento del lavaggio del denaro sporco avviene in contanti. Tanto più un'economia è liquida, tanto più rapido sarà il processo. Il tempo, si sa, è denaro, e in Europa gira molto più contante che negli Stati Uniti. A detta della Bce, gli europei prelevano al bancomat il 50 per cento di denaro in più rispetto agli americani e hanno in tasca il doppio delle banconote.

Anche i controlli bancari sono minori. Le banche hanno l'obbligo di avvertire la Banca d'Italia per prelievi superiori ai 12.900 euro, negli Stati Uniti la soglia è sotto i 10mila euro. C'è solo da sperare che tutti gli euro prelevati finiscano sotto il materasso.


Autrice: Loretta Napoleoni
Fonte: www.internazionale.it