
Gli Stati Uniti hanno difficoltà nel gestire il "dossier iraniano" fin dai tempi di Khomeini. Allora la strategia americana si basava sull'estremismo idealista di Jimmy Carter, e sul "realismo ingenuo" dei suoi consiglieri. Gli USA prima cercarono di contenere l'espansione sovietica in Iran (dove sciiti e comunisti erano alleati contro lo scià), e poi in Afghanistan (supportando la nascente armata internazionale jihadista). L'Italia entrò in maniera indecorosa nella vicenda della liberazione degli ostaggi americani, ottenenuta anche con operazioni finanziarie della BNL del bolognese Nerio Nesi, poi costretto alle dimissioni. La guerra fredda fu vinta facendo leva sul prezzo del petrolio, che Reagan e gli alleati sauditi fecero scendere a un livello tale da togliere ogni entrata alle dissanguate finanze sovietiche.Proprio il petrolio in questi anni fornisce nuova linfa alla Russia di Putin.
L'Iran si muove su due linee: il "fronte nucleare" e quello del petrolio e del gas (è il secondo paese al mondo per riserve). In entrambi i contesti Ahmadinejad gioca di sponda con la Russia. E' un gioco finora vincente: se il programma atomico viene bloccato, in cambio si ottiene il monopolio mondiale di petrolio e gas, in condominio con i sunniti arabi, ma in alleanza economica con Cina, Venezuela e Algeria. E' di questo che si tratta, né più né meno.
L'embargo dell'ONU è legato a petrolio e gas, anche se riguarda il nucleare. Ieri Tom Casey, portavoce del Dipartimento di Stato USA, ha riferito che i rappresentanti di Stati Uniti, Russia, Cina, Regno Unito, Francia, Germania, dopo essersi incontrati a Washington, richiederanno nuove sanzioni. L'ultimo rapporto della AIEA sostiene che il programma iraniano "potrebbe" essere andato avanti anche dopo il 2003. Ma il Consiglio di Sicurezza ONU rimane diviso, visto che Africa del Sud, Indonesia, Libia e Vietnam (membri non permanenti) restano ostili a questa opzione. La contromossa non si è fatta attendere: l'ayatollah Ali Khamanei si è congratulato col presidente Ahmadinejad per la "grande vittoria," ottenuta sul dossier nucleare. Non ha tutti i torti.
Una terza arma di pressione dell'Iran è quella delle minacce contro Israele. Di conseguenza, Gerusalemme è molto sensibile a quanto succede nel paese dei Parsi (dove vi sono combattive

Di fronte a ciò i tempi di Reagan sembrano lontani: oggi Iran e Russia governano il prezzo dell'energia non meno degli arabi. Gli USA e l'Occidente giocano una partita difficile, che si traduce nella crisi economica attuale. E' anche vero che il giudice Ellen Huvelle ha decretato la responsabilità iraniana nell'attentato contro l'ambasciata israeliana di Buenos Aires nel 1992. Secondo il verdetto del giudice il governo di Teheran dovrà pagare 63 milioni alla famiglia di un diplomatico ucciso nel massacro, organizzato dagli Hezbollah, secondo il giudice americano. Aggiungiamo noi: con la complicità di elementi neonazisti argentini, poi diventati buoni amici dei leader socialisti dell'america latina. (Articolo del 28 febbraio 2008)
Autore: Paolo di Lautrèamont
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