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domenica 4 ottobre 2009

L'Iran tra nucleare, gas e petrolio

Wirepullers: è il Grande Gioco dei giorni nostri. Al tavolo Iran, Stati Uniti e Israele, impegnati in una serie di scaramucce, minacce, simulazioni e dissimulazioni. In realtà al Gioco partecipano in molti e per scoprire chi sono gli altri partecipanti basta seguire le vie del gas. Si parte dai nuovi test missilistici iraniani, si passa ai dossier dell'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica, che ci dicono che Teheran è sempre più vicina al possesso della bomba e si arriva alla politica estera di Obama il quale, tendendo la mano ad Ahmadinejad, sta mettendo il leader iraniano in seria difficoltà. Per il presidente iraniano la crisi politica sembra alle porte (si sta già parlando della nomina di un suo successore). Ecco allora che serve un nuovo (vecchio) nemico: Israele. E' Tel Aviv che, sotto la minaccia dei nuovi test nucleari iraniani, può rappresentare la via d'uscita di Ahmadinejad dall'impasse che sta affliggendo la Repubblica iraniana. Provocare il più possibile Israele, dato che Obama sembra imperturbabile e saldamente ancorato alla via della non belligeranza e porsi nuovamente come l'uomo forte, che sa tenere testa all'odiato nemico. Una crisi tutta interna quindi, se non fosse che l'Iran è uno dei protagonisti della grande corsa al gas che caratterizzerà la politica energetica mondiale dei prossimi decenni. Nabucco contro South Stream, Obama contro Putin, tutti contro tutti. (5)

Gli Stati Uniti hanno difficoltà nel gestire il "dossier iraniano" fin dai tempi di Khomeini. Allora la strategia americana si basava sull'estremismo idealista di Jimmy Carter, e sul "realismo ingenuo" dei suoi consiglieri. Gli USA prima cercarono di contenere l'espansione sovietica in Iran (dove sciiti e comunisti erano alleati contro lo scià), e poi in Afghanistan (supportando la nascente armata internazionale jihadista). L'Italia entrò in maniera indecorosa nella vicenda della liberazione degli ostaggi americani, ottenenuta anche con operazioni finanziarie della BNL del bolognese Nerio Nesi, poi costretto alle dimissioni. La guerra fredda fu vinta facendo leva sul prezzo del petrolio, che Reagan e gli alleati sauditi fecero scendere a un livello tale da togliere ogni entrata alle dissanguate finanze sovietiche.Proprio il petrolio in questi anni fornisce nuova linfa alla Russia di Putin.

L'Iran si muove su due linee: il "fronte nucleare" e quello del petrolio e del gas (è il secondo paese al mondo per riserve). In entrambi i contesti Ahmadinejad gioca di sponda con la Russia. E' un gioco finora vincente: se il programma atomico viene bloccato, in cambio si ottiene il monopolio mondiale di petrolio e gas, in condominio con i sunniti arabi, ma in alleanza economica con Cina, Venezuela e Algeria. E' di questo che si tratta, né più né meno.

L'embargo dell'ONU è legato a petrolio e gas, anche se riguarda il nucleare. Ieri Tom Casey, portavoce del Dipartimento di Stato USA, ha riferito che i rappresentanti di Stati Uniti, Russia, Cina, Regno Unito, Francia, Germania, dopo essersi incontrati a Washington, richiederanno nuove sanzioni. L'ultimo rapporto della AIEA sostiene che il programma iraniano "potrebbe" essere andato avanti anche dopo il 2003. Ma il Consiglio di Sicurezza ONU rimane diviso, visto che Africa del Sud, Indonesia, Libia e Vietnam (membri non permanenti) restano ostili a questa opzione. La contromossa non si è fatta attendere: l'ayatollah Ali Khamanei si è congratulato col presidente Ahmadinejad per la "grande vittoria," ottenuta sul dossier nucleare. Non ha tutti i torti.

Una terza arma di pressione dell'Iran è quella delle minacce contro Israele. Di conseguenza, Gerusalemme è molto sensibile a quanto succede nel paese dei Parsi (dove vi sono combattive minoranze curde, mentre gli azeri sono più di 20 milioni). Secondo il generale Amos Yadlin, del Servizio di informazioni dell'esercito israeliano (IDF), l'Iran può arrivare all'arma nucleare in due anni. Secondo il quotidiano Ha'aretz entro il 2010 Teheran potrebbe essere in grado di trasportare una bomba su obiettivi israeliani. I vettori disponibili sono i missili di matrice cinese Shihab 3 (raggio di azione 1300 km), di cui si sta sviluppando una versione aggiornata con un raggio di 2000 km.. Dopo questo rapporto, anche Ehud Olmert ha chiesto l'adozione di nuove sanzioni. L'Iran intanto ha siglato un contratto con la China National Offshore Oil Corp (CNOOC). I cinesi gestiranno il giacimento Pars. L'accordo prevede la fornitura di tecnologia cinese (l'embargo colpisce la possibilità per l'Iran di estrarre da sé petrolio e gas), in cambio di gas liquido, per 16 miliardi. Teheran è il secondo produttore di gas dopo la Russia. Le sanzioni hanno favorito la stessa Russia, visto che l'Iran non si è potuta dotare di impianti di liquefazione e di gasdotti, tanto che il suo export è limitato a Turchia e Armenia. E' a questo punto che intervengono i cinesi e i russi. Anche la russa Gazprom ha ottenuto lo sfruttamento di due "blocchi" del giacimento Pars meridionale (condiviso col Qatar), il più esteso al mondo. Il gas potrebbe partire dall'Iran e arrivare in Europa attraverso la russa Gazprom. Il che aggirerebbe il così detto "embargo". La Russia lavora velocemente e bene: la prossima mossa di Mosca è integrare completamente il suo sistema con quello iraniano.

Di fronte a ciò i tempi di Reagan sembrano lontani: oggi Iran e Russia governano il prezzo dell'energia non meno degli arabi. Gli USA e l'Occidente giocano una partita difficile, che si traduce nella crisi economica attuale. E' anche vero che il giudice Ellen Huvelle ha decretato la responsabilità iraniana nell'attentato contro l'ambasciata israeliana di Buenos Aires nel 1992. Secondo il verdetto del giudice il governo di Teheran dovrà pagare 63 milioni alla famiglia di un diplomatico ucciso nel massacro, organizzato dagli Hezbollah, secondo il giudice americano. Aggiungiamo noi: con la complicità di elementi neonazisti argentini, poi diventati buoni amici dei leader socialisti dell'america latina. (Articolo del 28 febbraio 2008)

Autore: Paolo di Lautrèamont

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