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domenica 2 agosto 2009

Tornano gli speculatori

Wirepullers: Goldman Sachs è forse la banca più importante al mondo, e non deve essere un caso se i suoi manager prima o poi finiscono in una qualche amministrazione pubblica (in Italia gli esempi di Romano Prodi e Mario Draghi). Qualcuno addirittura pensa che sia la stessa Goldman Sachs a piazzarli nei punti nevralgici della politica mondiale, per poterla controllare come una sorta di piovra che si muove nell'ombra. Non sappiamo se questo sia vero, è indubbio però che Goldman Sachs è un colosso economico molto potente. (4)

Con i tassi bassi si cercano investimenti più redditizi. E così si rischia una nuova bolla. Intanto la Goldman Sachs ha annunciato i profitti trimestrali più elevati della sua storia, e lo stesso hanno fatto le maggiori imprese finanziarie.

A Wall Street la crisi sembra dimenticata. Goldman Sachs ha annunciato i profitti trimestrali più elevati della sua storia: 3,44 miliardi di dollari, corrispondenti a 4,58 dollari per azione, battendo del 29 per cento le previsioni degli analisti. Le maggiori imprese finanziarie hanno seguito a ruota. Perfino Citigroup ha riportato profitti trimestrali per 4,3 miliardi di dollari, pari a 0,49 dollari per azione, un'azione che a marzo valeva solo 0,97. Ma marzo sembra lontanissimo, così come sembrano appartenere ad un passato remoto le immagini di Goldman Sachs e Morgan Stanley in crisi di liquidità, salvate dall'intervento propizio dello stato. Insomma non c'è più area di crisi a Wall Street, dove era proprio nata. Possiamo quindi dedurre da questi segnali che la crisi sia finita anche per il resto del paese (e del mondo)? Purtroppo no. Innanzitutto non è tutto oro quel che luccica. Mentre la performance di Goldman Sachs e JP Morgan sono state veramente straordinarie, quelle delle altre banche no. Togliendo i profitti per il conferimento della controllata Smith Barney a una joint venture con Morgan Stanley, Citigroup avrebbe riportato nel trimestre una perdita di 2,4 miliardi e non un profitto di 4,3 miliardi. Lo stesso si può dire per Bank of America. E Cit, un intermediario finanziario specializzato nei prestiti alle piccole e medie imprese, si avvia ad essere la quinta più grossa bancarotta nella storia degli Stati Uniti. In secondo luogo i profitti ottenuti derivano principalmente da condizioni di mercato eccezionali e difficilmente ripetibili. Con tassi di interesse pressoché nulli, forti rialzi azionari, e una valanga di collocamenti di titoli, i settori del trading e dell'investment banking hanno messo a segno profitti record. Ma per quanto riguarda il business del credito tradizionale la situazione non è altrettanto rosea. JP Morgan, una delle banche migliori, ha riportato perdite di 955 milioni di dollari nel settore del credito al consumo e di 672 milioni nel settore carte di credito. Citigroup ha dovuto accantonare 3,9 miliardi per perdite attese sui prestiti. Visto che in passato Citigroup ha sottostimato queste perdite, il futuro non sembra molto roseo.

Per finire, anche se la crisi è iniziata a Wall Street, non finisce lì. Con un livello di disoccupazione che si sta avviando al 10 per cento e i pignoramenti delle case in aumento (+15 per cento nei primi sei mesi dell'anno), l'economia reale non sembra dare grossi segnali di ripresa. Ma allora perché Wall Street gioisce? Una possibile spiegazione, fornita da molti analisti, è che il settore finanziario e la Borsa in generale anticipino l'economia reale di circa sei mesi. Il crollo di ottobre-novembre anticipava la crisi economica attuale. E il boom degli ultimi tre mesi anticiperebbe una ripresa a fine anno. Storicamente questa relazione è giustificata. Ma se c'è una cosa che questa recessione ci ha insegnato è di non fidarsi troppo delle correlazioni passate. L'alternativa, molto più pessimista, è che Wall Street sia drogata da quegli stessi fattori che hanno causato la crisi. Dopo lo scoppio della bolla Internet i bassi tassi di interesse hanno favorito la nascita della bolla immobiliare. Allo stesso modo oggi i bassi tassi di interesse e la massa di liquidità immessa dalla Federal Reserve creano le condizioni per la formazione di una nuova bolla. All'apice della crisi, quando si temeva che il sistema finanziario implodesse, i risparmiatori erano contenti di detenere contanti e titoli del Tesoro americano. Ma ora che questo rischio sembra rientrato, i risparmiatori cercano impieghi più redditizi per la liquidità in loro possesso. Questo li spinge verso investimenti più rischiosi. Il mercato ha ben recepito una cartolarizzazione di titoli cartolarizzati (in gergo Cdo al quadrato) fatta da Morgan Stanley. Con l'alchimia tipica di questi processi dei titoli cartolarizzati che erano stati downgraded dalle agenzie di rating sono stati trasformati in titoli da tripla A. E il mercato si è affrettato a comprarliGli operatori finanziari, lungi dall'essere contriti per gli errori passati, si sentono ringalluzziti. La storia recente ha dimostrato che è nel loro interesse assumersi rischi. Se le cose vanno bene guadagnano cifre favolose: su base annua i compensi di Goldman per il primo semestre 2009 corrispondono ad una media di 772.000 dollari per dipendente, segretarie e portieri inclusi. Se le cose vanno male, interviene lo Stato. E il gioco ricomincia.

Autore: Luigi Zingales

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