
Con i tassi bassi si cercano investimenti più redditizi. E così si rischia una nuova bolla. Intanto la Goldman Sachs ha annunciato i profitti trimestrali più elevati della sua storia, e lo stesso hanno fatto le maggiori imprese finanziarie.
A Wall Street la crisi sembra dimenticata. Goldman Sachs ha annunciato i profitti trimestrali più elevati della sua storia: 3,44 miliardi di dollari, corrispondenti a 4,58 dollari per azione, battendo del 29 per cento le previsioni degli analisti. Le maggiori imprese finanziarie hanno seguito a ruota. Perfino Citigroup ha riportato profitti trimestrali per 4,3 miliardi di dollari, pari a 0,49 dollari per azione, un'azione che a marzo valeva solo 0,97. Ma marzo sembra lontanissimo, così come sembrano appartenere ad un passato remoto le immagini di Goldman Sachs e Morgan Stanley in crisi di liquidità, salvate dall'intervento propizio dello stato. Insomma non c'è più area di crisi a Wall Street, dove era proprio nata. Possiamo quindi dedurre da questi segnali che la crisi sia finita anche per il resto del paese (e del mondo)? Purtroppo no. Innanzitutto non è tutto oro quel che luccica. Mentre la performance di Goldman Sachs e JP Morgan sono state veramente straordinarie, quelle delle altre banche no. Togliendo i profitti per il conferimento della controllata Smith Barney a una joint venture con Morgan Stanley, Citigroup avrebbe riportato nel trimestre una perdita di 2,4 miliardi e non un profitto di 4,3 miliardi. Lo stesso si può dire per Bank of America. E Cit, un intermediario finanziario specializzato nei prestiti alle piccole e medie imprese, si avvia ad essere la quinta più grossa bancarotta nella storia degli Stati Uniti. In secondo luogo i profitti ottenuti derivano principalmente da condizioni di mercato eccezionali e difficilmente ripetibili. Con tassi di interesse pressoché nulli, forti rialzi azionari, e una valanga di collocamenti di titoli, i settori del trading e dell'investment banking hanno messo a segno profitti record. Ma per quanto riguarda il business del credito tradizionale la situazione non è altrettanto rosea. JP Morgan, una delle banche migliori, ha riportato perdite di 955 milioni di dollari nel settore del credito al consumo e di 672 milioni nel settore carte di credito. Citigroup ha dovuto accantonare 3,9 miliardi per perdite attese sui prestiti. Visto che in passato Citigroup ha sottostimato queste perdite, il futuro non sembra molto roseo.
Per finire, anche se la crisi è iniziata a Wall Street, non finisce lì. Con un livello di disoccupazione che si sta avviando al 10 per cento e i pignoramenti delle case in aumento (+15 per cento nei primi sei mesi dell'anno), l'economia reale non sembra dare grossi segnali di ripresa. Ma allora perché Wall Street gioisce? Una possibile spiegazione, fornita da molti analisti, è che il settore finanziario e la Borsa in generale anticipino l'economia reale di circa sei mesi. Il crollo di ottobre-novembre anticipava la crisi economica attuale. E il boom degli ultimi tre mesi anticiperebbe una ripresa a fine anno. Storicamente questa relazione è giustificata. Ma se c'è una cosa che questa recessione ci ha insegnato è di non fidarsi troppo delle correlazioni passate. L'alternativa, molto più pessimista, è che Wall Street sia drogata da quegli stessi fattori che hanno causato la crisi. Dopo lo scoppio della bolla Internet i bassi tassi di interesse hanno favorito la nascita della bolla immobiliare. Allo stesso modo oggi i bassi

Autore: Luigi Zingales
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