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mercoledì 29 luglio 2009

videocarta: la crisi AfPak tra Usa e Iran

Wirepullers: cambio di strategia o ammissione di sconfitta? Dopo Vietnam e Somalia, l'Afghanistan potrebbe rappresentare il teatro di una nuova sconfitta militare americana, se è vero che gli Stati Uniti avrebbero più o meno segretamente aperto al colloquio con i taliban moderati. E' comunque evidente che con le armi non si è fatta molta strada da quell'ottobre del 2002, data d'inizio dei bombardamenti su Kabul. I taliban fanno costanti progressi nel conflitto e possono contare sulla retroguardia offerta dal permeabile confine con il Pakistan. Zona, questa, letteralmente in mano ai ribelli. In Afghanistan potrebbe cadere l'ennesimo impero. La videomappa di limes. (4)

La guerra in Afghanistan diventa prioritaria per il presidente Obama. Ma il problema principale è impedire il collasso del Pakistan nucleare.

Più dell'Iran Obama teme il Pakistan e il rischio che i terroristi islamici mettano le mani sul nucleare pakistano.

Lo scenario afghano-pakistano che i generali Usa hanno illustrato al presidente è più che allarmante. Se la tendenza non venisse invertita, gli Stati Uniti rischierebbero di perdere la guerra in Afghanistan e, peggio, il controllo del Pakistan.

Obama ha dunque ridefinito l’obiettivo della guerra: sconfiggere la galassia jihadista in Pakistan e Afghanistan più che l’insurrezione talibano-pashtun.

E' dal Pakistan, inventore dei taliban che nasce il caos afghano. Frutto dell’insanabile rivalità con l’India, per cui Islamabad concepisce l’Afghanistan in chiave di “profondità strategica”: un retroterra contro un attacco indiano.

Il nucleo centrale delle crisi va dalla frontiera irano-afghano-pakistana fino al Kashmir conteso e ritorno. Qui la minaccia più grave per Obama sono il Punjab e il Balucistan.

Negli ultimi due anni la pressione jihadista dalle aree tribali e dalla Provincia del Nord-Ovest si è rivolta verso il Punjab, il cuore pulsante del Paese, quartier generale delle forze armate e dei centri nucleari più importanti. La cooperazione tra militari e jihadisti in Pakistan sembra finita.

L'altra area strategica è il Balucistan, a cavallo di Pakistan e Iran, dove sono presenti movimenti separatisti e jihadisti, dediti a ogni tipo di traffico. Di qui dovrebbe poi passare l’importante gasdotto Iran-Pakistan - estendibile all’India e forse alla Cina.

Per Teheran gli attentati nella parte iraniana non sono solo opera dei movimenti separatisti ma un'aggressione di Pakistan, Stati Uniti e Israele e minaccia di marciare contro Islamabad.Tratto dal volume di Limes 4/2009 "La rivolta d'Iran nella sfida Obama-Israele

Autori: Alfonso Desiderio - carte di Laura Canali

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