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martedì 7 luglio 2009

Usa-Russia: due passi in avanti e uno indietro?

Wirepullers: a conferma di quanto da noi scritto ieri, nella sua prima visita in Russia, Obama non riscuote un grande successo. A parte alcuni accordi economici, l'establishment americano e i vertici russi restano distanti sui temi caldi: scudo spaziale, Iran, sfere d'influenza. Questioni che prima o poi andranno risolte. Si profila un nuovo bipolarismo, per quanto in America si faccia finta di niente.(3)

La visita di Obama al Cremlino non sortisce gli effetti sperati, ma vede un riavvicinamento tra le due parti. Americani e russi sono ancora lontani su temi come l'Iran e lo scudo missilistico voluto dall'amministrazione Bush, ma trovano un accordo su Afghanistan e fanno passi in avanti sul disarmo nucleare.

Fallisce per la prima volta il grande charme di Barack Obama, che in questa prima, importantissima visita a Mosca lascia i russi indifferenti e la sua diplomazia scettica. Nonostante il sorriso del presidente russo Dmitry Medvedev, che ha dato il benvenuto alla famiglia Obama tra i parquet istoriati e i saloni dorati del Cremlino. Ma per le strade di Mosca, avvolte da un gelo novembrino eccessivo anche per questi freddi lidi, nessuna traccia di quella ‘Obamamania’ che ha accolto finora il presidente americano nelle sue visite. Unica eccezione l’apparizione sull’Arbat di matrioske-souvenirs con l’effige del primo presidente americano nero, ma al fianco di quelle dedicate a Saddam Hussein o a Bin Laden.
I vessilli statunitensi sono comparsi solo al Cremlino, e la notizia in tv è stata data in sordina: dopo la cronaca dell’incontro presidenziale, il telegiornale ha mandato in onda un lungo servizio sulla visita del premier Putin nella città di Rostov sul Don. Barack Obama in conferenza stampa è apparso giù di tono, e impegnato in una diplomatica marcia indietro dopo che nei giorni scorsi aveva lodato Medvedev come ‘progressivo’, e accusato Putin di tenere un piede ancora nella Guerra Fredda. Una dichiarazione letta dagli analisti come il tentativo americano di seminare zizzania tra la coppia al governo, e che – sempre secondo gli analisti - avrebbe invece reso in futuro il duopolio Putin-Medvedev ancor più compatto.
Anche sulle dichiarazioni ufficiali i due staff hanno proceduto con grande cautela: i protocolli d’intesa firmati sono sicuramente un passo avanti, ma resta il dubbio che si tratti più di operazioni di facciata che di trattati concreti. Tutto chiaro per l’accordo che riguarda l’Afghanistan, in cui la Russia garantisce al partner statunitense il passaggio gratuito di materiale bellico e logistico nel proprio spazio aereo. Ma era quasi un atto dovuto, e il minimo da aspettarsi dopo tante dichiarazioni di benvenuto alla nuova amministrazione americana. In fin dei conti la Russia è la prima a guadagnarci se gli USA porteranno stabilità nel paese dove trent’anni fa è affossata l’Armata Rossa.

Sul resto entrambe le potenze sono rimaste abbottonate: è effettivamente arrivato il nuovo protocollo d’intesa necessario per rimpiazzare lo START che scadrà in dicembre, e che impegna i due paesi a ridurre il numero di testate nucleari a circa 1500 – 1675 (dalle precedenti 2200) e di vettori balistici a 500 - 1100 (dai precedenti 1600). Ma non è ancora chiaro che cosa gli USA faranno dello scudo missilistico che l’amministrazione Bush aveva promesso di costruire in Polonia e in Repubblica Ceca: i russi non sono riusciti a legare l’accordo per un nuovo START alla promessa americana di stracciare il piano che tanto li angustia. Su questo punto i due presidenti sono usciti dagli incontri su posizioni lontanissime, anche se Medvedev ha riconosciuto lo sforzo della nuova amministrazione nel prendersi una pausa di riflessione per analizzare l’effettiva efficacia dello scudo. Altro irrisolto pomo della discordia è stato l’Iran: ricordato da Barack Obama in maniera quasi ossessiva, mai menzionato direttamente dal presidente russo, che ha riferito soltanto di “potenze che è inutile nominare”.
Un gesto chiarissimo: se Teheran per gli Usa è la minaccia numero uno, per la Russia è un partner commerciale. E una sponda da giocarsi nelle alleanze internazionali. Senza contare che le discordie tra Usa e Iran fanno decollare il prezzo del greggio (per la felicità di Mosca). Inoltre Mosca accusa Washington di considerare i propri nemici minacce per l’intero pianeta, mentre i russi asseriscono da anni di sapere riconoscer da soli i propri alleati e i propri nemici: come la Georgia, tirata in ballo da Obama. Il presidente americano sul tema è stato meno accomodante di quanto ci si aspettasse, ricordando che la sovranità altrui va rispettata, e confermando che sul tema le discordie continuano. Una stoccata quindi al riconoscimento di Abkazia e Ossezia del Sud da parte di Mosca. L’incontro insomma è stato un passo avanti dopo il gelo calato al tempo di Bush, che riteneva persino superfluo un nuovo accordo START e aveva lasciato morire una commissione intergovernativa russo-americana e congelato ogni dialogo in campo militare, adesso entrambi ristabiliti. Ma una delusione per chi pensava che il tanto acclamato ‘reset’ tra le due diplomazie fosse già avviato.

Autore: Margherita Belgiojoso

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