
L’accordo firmato sotto le volte del Cremlino tra Barack Obama e Dmitri Medvedev (video) è uno delle più importanti intese sulla riduzione degli armamenti nucleari siglate negli ultimi trent’anni. Con questa road map verso lo svuotamento degli arsenali atomici, Washington e Mosca riprendono con forza e decisione, il cammino di dialogo dopo la sospensione dei mesi scorsi, gli attriti nati (con la precedente amministrazione George W. Bush) dopo la guerra tra Georgia e Russia dell’estate 2008.
Ma non solo. Come hanno detto i loro Numeri Uno, le due superpotenze mondiali vogliono dare il “buon esempio”: la strada è la riduzione delle testate atomiche nel mondo, non il loro aumento, come invece vorrebbero gli ayatollah iraniani. L’intesa preliminare (una bozza che poi verrà trasformata in un vero e proprio trattato) prevede che i due paesi portino rispettivamente a 1.500 (gli Usa) e 1.675 (la Russia), il numero delle ogive nucleari a loro disposizione. Un’ulteriore riduzione rispetto alle 2.200 previste in un primo momento.
Sul tavolo delle trattative - che verrano ancora portate aventi dagli sherpa fino all’accordo finale - anche il taglio dei siti e delle rampe di lancio dei missili balistici che dovrebbero passare dalle 1600 concordate in un primo momento a un numero variabile tra le 500 e le 1.100 postazioni. Durante la conferenza stampa che è seguita alla solenne firma del pre-trattato, Barack Obama ha detto che spera di arrivare alla firma definitiva della nuova versione (di fatto) dello START (l’accordo di riduzione delle armi strategiche) entro la fine dell’anno.
Ma il presidente Usa ha raggiunto con il suo collega russo anche un altro importante punto di intesa che riguarda l’Afghanistan. Mosca ha concesso il passaggio di convogli di truppe e rifornimenti alle truppe Nato e a quelle statunitensi coinvolte nelle operazioni militari a Kabul contro i Talebani. Un altro passo molto significativo, sintomo di una rinnovato vigore nei rapporti tra i due paesi. Che riprende quota anche grazie al rapporto personale che sembra poter nascere tra i due presidenti. Perché se è vero che l’arrivo a Mosca di Barack Obama è stato “festeggiato” sotto tono dai media russi, quasi con freddezza, determinata dalle critiche (più o meno esplicite) del presidente Usa a Vladimir Putin, l’attuale primo ministro russo, è anche vero che i risultati ottenuti dall’inquilino della casa Bianca, nel suo colloquio con Dmitri Medvedev sembrano essere stato soddisfacenti, frutto di una (potenziale) intesa.
Sembra proprio che Obama voglia puntare sul suo giovane collega russo. “E’ l’interlocutore con cui mi interessa parlare”, ha fatto notare durante l’incontro con i giornalisti. Una benedizione esplicita. Un atto politico ben preciso. Dare questo riconoscimento a Medvedev dopo aver definito Vladimir Putin “un uomo del passato” sembra fare parte di una precisa strategia di Washington: incunearsi nel connubio ( un po’ in crisi, dicono i ben informati) tra Medvedev e Putin, alimentare le tensioni tra i due, invitare il presidente russo a emanciparsi dal suo potentissimo predecessore e alleato per seguire una politica più filo-occidentale.
Per ora, forse, solo uno scenario tratteggiato, non un piano preciso, di cui però si intravvedono i contorni. Diversi esperti statunitensi hanno espresso la loro opinione sulla politica che Obama dovrebbe tenere nei confronti di Mosca. Stephen Larrabee della RAND Corporation per esempio, consiglia di non puntare sul nome di un solo cavallo. “La politica russa è guidata dagli interessi nazionali — ha detto l’analista al New York Times — e non dai rapporti personali. I legami personali non possono condizionare le scelte strategiche del Cremlino. Obama non deve dimenticarselo”. Anche Vladimir Putin, nell’incontro che chiuderà la missione moscovita del presidente americano, con tutta probabilità glielo ricorderà.
Autore: Michele Zurleni
Fonte: http://blog.panorama.it
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