
Settanta miliardi di metri cubi di gas e venticinque miliardi di dollari: questo il valore del patto siglato da Gazprom e China National Petroleum Corporation. Con questo agreement, negoziato direttamente dai due premier Wen Jabao e Wladimir Putin nel corso di colloqui ufficiali tenutisi a Pechino nei giorni scorsi, il gigante cinese corre in soccorso di un’economia russa che attraversa, ormai da alcuni mesi, una crisi produttiva profonda. Le previsioni degli economisti e le dichiarazioni dello stesso primo ministro russo Dmitri Medvedev indicano che nell’ultimo anno il paese ha prodotto il 7,5% in meno rispetto ai passati dodici mesi mentre la Cina crescerà di una percentuale variabile tra l’8,3 ed il 9%, un differenza sostanziale che potrebbe riscrivere gli equilibri geopolitici nell’area asiatica nel prossimo futuro e in prospettiva nel medio e lungo periodo.


Mosca fornirà a Pechino ogni anno 70 miliardi di metri cubi di gas ottenendo in cambio prestiti commerciali per 25 miliardi di dollari, i tecnici russi in collaborazione con quelli cinesi costruiranno una raffineria a Tianjin e gestiranno in joint venture tra le 300 e le 500 stazioni di rifornimento. Gazprom si è impegnata inoltre a fornire alla Cina gas liquido estratto da Sakhalin, ad ulteriore riprova della volontà di entrambi i paesi di stringere rapporti politico-commerciali sempre più profondi in tema di energia ed idrocarburi. Il vicepremier cinese Wang Qishan ha definito quella apertasi nei giorni scorsi come “una nuova fase di collaborazione a lungo termine” tra le due potenze, che riguarderà non solo il settore energetico ma anche quelli finanziario e militare. La Development Bank e la Agricultural Bank, entrambe cinesi, hanno infatti accordato a Vnesheconombank e a Vneshtorgbank, banche russe, un prestito da mezzo miliardo di dollari ciascuna e le Forze Armate dei due paesi si doteranno di una linea di comunicazione preferenziale per mantenere un contatto costante in caso di lanci di missili balistici contro i due paesi. Cina e Russia si candidano quindi a diventare il baricentro politico ed economico di una regione, quella del Pacifico, che sarà di fondamentale importanza per gli interessi globali. Al contempo, condividendo informazioni in campo di sicurezza militare, cercano di gettare basi comuni che possano consentire ad entrambe di affrontare eventuali sfide strategiche, in un futuro che sembra farsi ormai sempre più prossimo. Se nei prossimi quindici o venti anni il mondo assumerà sempre più una dimensione “Pacifico-centrica” non potranno essere che Pechino e Mosca a decidere di voler spostare a proprio favore gli equilibri regionali, a probabile detrimento di una posizione statunitense che sembra farsi sempre più debole nell’area asiatica.
Restano da verificare quali saranno le scelte statunitensi per la regione, sia a livello strategico che commerciale. Al momento scenari di scontro tra Washington e Pechino sembrano essere quanto mai utopici. Gli Stati Uniti sono fortemente indebitati e scatenare un conflitto di qualsivoglia tipo con la Cina rischierebbe di portare il paese verso un crollo in stile sovietico. Non è però da escludersi a priori la possibilità che, nel prossimo futuro, la Casa Bianca si trovi costretta a dover
fronteggiare una Cina più potente ed arrogante sia sul versante economico che su quello strategico-militare. Come affronteranno allora a Washington la minaccia cinese? Si tornerà ad una situazione già vista, in cui due superpotenze si affrontano in una guerra congelata dalla paura? Difficile dirlo ora, ma tutto lascia pensare che in questo caso non ci troveremo di fronte a ricorsi storici, le leadership saranno quindi chiamate a scrivere una nuova pagina di politica internazionale se vorranno preservare uno dei beni più preziosi per l’umanità.
Restano da verificare quali saranno le scelte statunitensi per la regione, sia a livello strategico che commerciale. Al momento scenari di scontro tra Washington e Pechino sembrano essere quanto mai utopici. Gli Stati Uniti sono fortemente indebitati e scatenare un conflitto di qualsivoglia tipo con la Cina rischierebbe di portare il paese verso un crollo in stile sovietico. Non è però da escludersi a priori la possibilità che, nel prossimo futuro, la Casa Bianca si trovi costretta a dover

Autore: Simone Comi